Quella tra il narcisista e la dipendente affettiva si tratta spesso di una coppia che giunge in terapia, per lo più su richiesta di Lei, che riferisce un enorme e smisurato amore che le impedisce talvolta di pensare ai propri bisogni fino quasi a rendere il partner e il rapporto con lui la propria ragione di vita.
Del resto il narcisista adora il modo in cui la sua Lei lo fa sentire importante, e finché potrà godere di tali attenzioni vivrà felice nel rapporto.
Vediamo meglio i retroscena che si celano nelle dinamiche di questa strana coppia.
Chi è il Narcisista?
Innanzi tutto chi è il narcisista? E’ una persona (per motivi culturali è più comune che si tratti di un uomo anche se negli ultimi anni sono sempre più frequenti le donne narciso) perennemente impegnata a mantenere viva una splendida e positiva immagine di sé. Questa “immagine” viene perennemente restituita a lui da parte di altri con elogi, lodi, gratitudine, ammirazione e Narciso è “innamorato e bisognoso” di come tutto questo lo fa sentire. (Da qui il famoso mito greco di Narciso)
La sua infanzia è stata caratterizzata dal nascondere le sue fragilità ed insicurezze dietro un “Sé” grandioso che ogni momento gli richiede di essere brillante, affascinate, carismatico, vincente, pena l’estrema svalutazione da parte dei suoi affetti più cari.
Così facendo tutte le sue energie vengono convogliate in questo gravoso compito di essere sempre all’altezza di ogni situazione, dimostrando a sé e agli altri, di essere il migliore. Il narcisista cerca ovunque conferme del suo essere superiore, anche a livello affettivo, ed ha dunque bisogno di scegliere una partner “disponibile” a mettere da parte se stessa per dedicarsi a lui.
Chi può adempiere a questo compito se non la Dipendente affettiva?
Vediamo dunque quali sono le ragioni che rendono la dipendente affettiva la partner ideale per il narcisista.
In primo luogo il narcisista, abile seduttore in quanto è abituato ad essere piacente e alla conquista ha la capacità di “toccare” tutti i punti deboli della dipendente riuscendo ad ingaggiarla nel rapporto, per “attivare” in lei i meccanismi di sottomissione.
Nella prima fase del rapporto “tocca” il suo immenso bisogno di essere vista e considerata
Illudendola con una fase intensa di corteggiamento svolto con presenza, aiuto, dedizione e un trasporto che piano piano inizierà a “togliere e ridimensionare” man mano che la sua “preda” si affeziona e si appoggia sempre più su di lui. La dipendente resterà così ancorata alle sensazioni travolgenti sperimentate nei primi mesi, a vederlo come il suo punto di riferimento e continuerà a ricercare quell’amore e quella vicinanza che il narcisista le ha “concesso” nei primi mesi.
Nella fase successiva il narcisista andrà a “toccare” l’angoscia abbandonica della dipendente.
Quando il narcisista comincia a ritrarsi dal rapporto, donando sempre meno da un punto di vista affettivo, la dipendente, accecata dal timore della perdita del compagno, comincerà a dedicarsi sempre di più a lui, aderendo a tutte le sue richieste e tollerando critiche e svalutazioni che il narcisista avanzerà con sempre maggior frequenza.
E poiché la dipendente affettiva nella sua vita ha “imparato” che per essere amati bisogna soddisfare i bisogni altri, riattiverà lo schema “se faccio la brava lui mi amerà”. Tale schema, viene spesso inculcato alla dipendente affettiva fin da bambina (e proprio per l’educazione diversa ricevuta tra maschi e femmine è più facile che questo meccanismo sia presente nel sesso femminile).
Ecco così che si crea quel meccanismo di “sfida” (fallimentare) per riuscire a farsi amare
La dipendente affettiva che cercherà di fare qualsiasi cosa per raggiungere l’obiettivo, senza però ricevere del “vero amore” comincerà a mettere in discussione se stessa incolpandosi dell’insoddisfazione del partner ed indebolendo così la sua autostima.
A questo punto si passa all’ultima fase che tipicizza questo legame ossia si “attiva” la vera missione della dipendente affettiva: Io ti salverò!
Il narcisista, che già di per sé è una persona irrequieta e sofferente, da sfoggio di tutte le sue problematiche con l’intenzione di “arrivare” nella dipendente affettiva, già predisposta per fare qualsiasi cosa per lui, ad innescare la sua massima aspirazione: il desiderio di curare l’altro.
Abilissima a riconoscere le sofferenze altrui, va in completa empatia con il partner, che ne può assumere a questo punto il pieno controllo emotivo.

Perché ho scelto un narcisista come partner?
Perché nella Dipendenza Affettiva questi comportamenti del partner non suonano come campanelli d’allarme? Semplice, perché la dipendente affettiva ha già sperimentato la fatica di questo tipo di rapporto essendo già abituata ad un legame con una delle figure primarie di attaccamento difficili, che mai è riuscita veramente a raggiungere.
Ad esempio una figura paterna fredda, emotivamente distante, con scarsa empatia, la dipendente ritroverà nel compagno una figura familiare.
Il rapporto tra dipendente affettiva e narcisista affonda pertanto le radici nelle fragilità dei partner creando una dinamica distruttiva che porta la donna a sentirsi sempre più fragile insicura e svuotata.
Dopo aver tentato in ogni modo di soddisfare le aspettative del partner, senza riuscire mai a saziarlo, comincerà a rendersi conto dell’impossibilità di renderlo felice.
Non di rado sono proprio le dipendenti affettive a cercare aiuto nella psicoterapia approcciandosi con domande quali “dove ho sbagliato?” “come posso conquistarlo?”
E proprio lei, affamata d’amore più di qualsiasi altro, scoprirà di aver scelto un uomo incapace di amarla e di lenire le mancanze affettive che nei anni trascorsi con lui sono diventate ancora più profonde.
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